Come spiegare, quindi, che la sicurezza del parto non è strettamente e necessariamente collegata all'ospedale,o alla presenza del medico di guardia o alla possibilità di usare farmaci o intervenire con manovre, ma anzi che spesso sono proprio tali disponibilità (di medici, di farmaci, di macchinari...) a renderne l'uso stesso più frequente anche se non necessario?
Non sarà, piuttosto, che il parto è sicuro nella misura in cui lo si lascia stare?
Sapete che mamma gatta se disturbata in travaglio non partorisce più?
Una delle obiezioni più frequenti quando si chiacchiera di parto in casa è proprio la questione sicurezza, socialmente riconosciuta dalla quasi unanimità nella sala parto del reparto di ostetricia e nell'adiacente sala operatoria pronta ad ogni evenienza.
Ma perchè, in ospedale va sempre tutto liscio??? Ne siamo certi?
Quanti racconti di parto sembrano storie dell'orrore? Quante donne rivendicano il proprio parto, vissuto come un'imposizione, una forzatura o a volte una violenza?
E quanti travagli e parti si complicano nel momento in cui li si forza? Con un'induzione, magari, o con l'uso dell'ossitocina per accelerare, con l'uso di posizioni innaturali (ma comode per chi assiste) o la costrizione di un monitoraggio continuo, con visite vaginali troppo frequenti e ingiustificate, episiotomie evitabili, il cambio di turno delle ostetriche e l'interruzione della continuità assistenziale, quell'orologio guardato con insistenza e il timer che avanza inesorabile verso la necessità di intervenire secondo protocollo?
Siamo certe che tutto ciò rientri nei nostri canoni di sicurezza? Siamo certe che tutto ciò ci faccia realmente sentire sicure? Oppure lo pensiamo perchè ci è stato detto che è così?
Ovvio che se non conosco l'alternativa sono portata a pensare che quello sia il meglio....
Il mio intento non vuol essere screditare il parto ospedaliero, ci sono strutture veramente valide ed accoglienti e ostetriche grandiose anche in ospedale.
Il mio intento è stimolare alla riflessione personale, onde valutare con cognizione di causa ciò che è meglio per se stesse e per la propria situazione e il proprio vissuto personale, senza lasciare che a decidere per noi sia la società, il sentire comune, il giudizio esterno, la paura di ciò che non si conosce o paure inculcate da qualcuno a cui a propria volta sono state inculcate.
Se decido di partorire in ospedale devo essere consapevole che esistono dei protocolli, delle gerarchie, delle tempistiche. Devo essere consapevole che non ho solamente diritti ma anche doveri. Che posso chiedere ma non per forza ottenere...devo essere consapevole di non essere a casa mia.
Se decido di partorire in casa devo essere consapevole che il parto è mio, che mi assumo delle responsabilità, per me e per il mio bambino, e che anche qui esistono dei protocolli a garanzia della mia sicurezza.
Certo i numeri in Italia attualmente non sono sufficienti a dimostrare la sicurezza del parto domiciliare, ma altri paesi dove il parto in casa è una realtà più datata hanno prodotto studi attendibili e su larghi numeri a dimostrarlo. Addirittura il NICE, autorità internazionale in materia di linee guida scientificamente valide, consiglia il parto in casa alle donne considerate a basso rischio ostetrico.
Cosa si intende per "basso rischio ostetrico"?
Fondamentalmente lo strumento più funzionale che abbiamo a disposizione per garantire un parto rispettato e indisturbato tra le mura di casa IN SICUREZZA!
Il basso rischio è un concetto di SELEZIONE DINAMICA attraverso il quale le ostetriche, valutando attentamente la storia e il vissuto della futura madre e le sue condizioni di salute psicofisica, ad ogni bilancio di salute e continuamente durante il travaglio e il parto, sono in grado di riconoscere il discostarsi dalla fisiologia fin dai suoi primi accenni in modo da poter intervenire per tempo trasferendo la madre in ospedale in sicurezza evitando di trovarsi nella situazione di emergenza.
In base a questo concetto, non servono ambulanze sotto casa, sale operatorie mobili e collegamenti con gli elicotteri, come simpaticamente suggeriva qualcuno a scopi terroristici ma denotando forte ignoranza.
E' sufficiente un contatto col 118 e con l'ospedale di riferimento, da attivare quando si arriva a casa della futura mamma e chiudere a conclusione delle prime ore dopo il parto, quando le ostetriche, dopo un ultimo controllo al benessere psicofisico di mamma e bimbo, vanno a casa pronte a tornare l'indomani!
Il 118 e l'ospedale saranno semplicemente pronti ad intervenire e ad attrezzarsi per gestire un trasferimento, raramente un'emergenza.
E anche in caso di emergenza, le ostetriche che assistono a casa sono formate e regolarmente aggiornate per assistere madre e bambino in attesa del trasferimento in ospedale (situazione peraltro molto rara grazie a quel concetto di selezione dinamica di cui sopra).
Eppure c'è ancora chi crede che partorire in casa sia pericoloso, addirittura da incoscienti!
Ma quale madre metterebbe mai a repentaglio la salute del proprio bimbo?
E quale ostetrica rischierebbe la propria reputazione e professionalità giocando con la salute di una madre e un bambino?
A conclusione, vorrei invitare chiunque stia leggendo a visitare il sito dell'Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità di cui noi 5 ostetriche della Casa Maternità Le Maree di Genova facciamo parte e seguiamo le Linee Guida a garanzia della formazione, dell'aggiornamento continuo e della professionalità con cui assistiamo a domicilio.
E invito tutte quelle mamme genovesi e liguri interessate ad approfondire l'argomento a contattarci tramite i nostri canali per incontrarci!
Sito www.cogelemaree.it
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Mail coge.lemaree@gmail.com
Telefono 324.9871527
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