lunedì 8 ottobre 2012

I CORSI DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA NASCITA




Oggi non si parla più di “corsi pre-parto”, ma sempre più spesso di “corsi (o, ancora meglio, percorsi) di accompagnamento alla nascita”….

Fonti importanti ed autorevoli come Saperidoc o l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) parlano di accompagnamento alla nascita, così come i più importanti siti di divulgazione in materia di gravidanza, nascita, allattamento e accudimento del bambino….

Perché questo cambiamento? E’ solamente una scelta lessicale o qualcosa di più profondo?

Credo che il lessico non c’entri nulla…

La definizione, ormai superata, di “corsi pre-parto” implica un “insegnamento” da parte di qualcuno che presume di conoscere la nascita maggiormente di colei che la sta vivendo attraverso il proprio corpo.

La futura madre sembrerebbe venir “declassata” ad un ruolo di discepola mentre l’ostetrica, o chi per essa, assume il ruolo di “colei che sa” e, in una certa misura, impone il proprio sapere attraverso direttive (“se si rompono le membrane, comportati così”, “se le contrazioni si susseguono ogni 5 minuti, comportati cosà”…)…

In quest’ottica chi è protagonista della nascita?…Non certo la futura madre o il suo bambino…

Credo profondamente che oggi questi “ruoli” non abbiano più ragione d’essere.
I veri protagonisti della nascita sono la madre, il bambino e il padre…nessun altro…

Come riportare, allora, al centro dell’evento nascita i veri protagonisti?

Anzitutto ammettendo a noi stessi (ostetriche, doule, operatori che ruotano attorno alla nascita) che I GENITORI e il BAMBINO ne sono i protagonisti e poi attraverso tutta una serie di cambiamenti che coinvolgono, perché no, anche il nostro modo di proporci ed esprimerci…

Quindi partiamo dal nostro modo di esprimerci: anziché “corsi pre-parto” chiamiamoli “corsi di ACCOMPAGNAMENTO ALLA NASCITA”…

La parola “accompagnamento” implica un “prendere per mano”, un “fare un percorso insieme”…che poi è il vero “ruolo” degli operatori della nascita: accompagnare significa porsi allo stesso livello, ma anche condividere un certo tratto di strada, fisicamente, psicologicamente ed emotivamente.

Significa non presumere di conoscere meglio di una donna in gravidanza cosa sta avvenendo dentro di lei….

Significa non presumere di conoscere meglio di lei cosa percepisce durante una contrazione.…

Significa non presumere di sapere meglio di lei quale posizione è migliore per dare alla luce il suo bambino…

Significa accettare il suo dolore, e non sminuirlo…

Significa accettare la sua volontà, e non ignorarla…

Significa accettare il suo bisogno di intimità, e chiudere la porta…abbassare le luci…parlare sottovoce…

Stare accanto ad una donna in travaglio, farle percepire la nostra presenza silenziosa…e rispettosa..

Ascoltare i suoi sentimenti, le sue preoccupazioni, le sue emozioni…facendola sentire accolta…

Accettare le sue scelte senza giudicarla o farla sentire giudicata…

Come porsi, dunque, durante un percorso di accompagnamento alla nascita in maniera rispettosa?
Esistono moltissime “strategie attivanti” (per usare le parole della mia collega Violeta Benini) che mettono al centro i futuri genitori.
Attraverso giochi, brain storming, immagini, momenti di confronto, saranno essi stessi a trovare possibili soluzioni e percorsi per vivere la gravidanza e la nascita in maniera consapevole, mentre l’ostetrica può fornire informazioni, spiegazioni o consigli per far sì che essi riscoprano ciò che in realtà conoscono poiché facente parte della loro natura!!!

Un operatore saprà di aver portato a compimento il proprio accompagnamento quando la futura mamma riscoprirà con fiducia la propria innata capacità di dare la vita e di accudire e nutrire il proprio cucciolo e quando il futuro papà riscoprirà che è egli stesso parte attiva di tutto questo!


Emanuela Rocca

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