mercoledì 12 marzo 2014

Risultati concorso letterario-creativo IO E LA MIA OSTETRICA

Ecco finalmente i tanti attesi risultati del....

CONCORSO LETTERARIO-CREATIVO 

"IO E LA MIA OSTETRICA"

...concorso indetto per festeggiare i miei primi 10 anni da ostetrica!

La giuria era formata da 8 ostetriche libere professioniste che operano in Italia che hanno attentamente letto più volte le composizioni e votato le tre che hanno giudicato maggiormente interessanti/toccanti/creative/originali/divertenti...che hanno preferito, insomma!

Tantissimi complimenti a Chiara, Paola e Raffaella, le tre creative vincitrici, di cui potete leggere la composizione, e tantissimi complimenti a tutte le altre mamme creative partecipanti, perchè sono arrivate composizioni bellissime e toccanti (la scelta è stata davvero difficile!!!) che, un giorno, spero, potranno andare a comporre un libro dedicato alla figura dell'ostetrica!

Buona lettura e...

GRAZIE!!!

1° POSTO

Chiara Benvegnù
di Alba

"Dedicato alla mia fantastica ostetrica Chiara Maria Taliano (da poco mamma per la terza volta), che mi ha seguito in gravidanza fino al parto in casa, ma anche a Gisella Giordano, seconda ostetrica al mio parto, e ad Annalisa Fedele, anche lei presente al parto nonchè per tutta la gravidanza nei corsi di ginnastica e rilassamento."
Scegliere si può - ed è bellissimo!
Immensa e calorosa gratitudine dal profondo del mio cuore, per le tre giovani ostetriche che mi 
hanno accompagnato nella strada verso la conoscenza di una nuova me. Una donna nuova è nata 
insieme alla mia terza bambina!
Alla mia terza gravidanza, indecisa su quale tipo di assistenza scegliere (consultorio o ginecologo?
Nessuna delle due opzioni, che avevo già provato in passato, mi convinceva del tutto) ho scelto una 
via nuova: l'ostetrica. Quante cose sono cambiate grazie a questa decisione, presa così, d'istinto! 
Pensavo non ci fosse più nulla da imparare sulla gravidanza e sulla nascita, prima di conoscere il 
lavoro a tutto-tondo che fanno le ostetriche con le donne, in tutte le età della vita. Ho imparato ad 
ascoltare i segnali del mio corpo e a fidarmi di esso, a rispettarlo ed amarlo per il miracolo che stava 
compiendo. Ho imparato a non avere paura di non essere una brava mamma. Ho imparato un modo 
nuovo di accudire i figli, più vicino ai loro bisogni, che ascolta il cuore e non le convenienze del 
momento, ho capito l'importanza di godere dei momenti belli insieme alla mia famiglia, lasciando 
da parte le piccole preoccupazioni quotidiane... 
Ma soprattutto, scegliendo un'ostetrica ho scoperto che si può scegliere la nascita che si desidera per 
sé e il proprio bimbo, e che questa scelta rappresenta una presa di posizione forte, un riappropriarsi 
di ciò che da millenni appartiene alle donne e che solo negli ultimi anni si è creduto di poter 
delegare ai medici, diventando passive e subendo le decisioni degli altri. La scelta di dove e come 
partorire dipendeva solo da me e da nessun altro fattore esterno, non era più come credevo 
funzionasse prima, per questo non ho potuto tirarmi indietro e ho deciso di far nascere la mia 
bambina nel posto che sentivo più giusto per noi, nella nostra casa. 
Scegliendo questo ho compiuto un percorso interiore non facile, ripensandoci mi sentivo come una 
barca al largo, in mezzo ad un mare in burrasca...dopo essermi disperata un po' ho parlato con la 
mia ostetrica e lei mi ha aiutato a far chiarezza nei miei pensieri. Allora ho preso coraggio, e ho 
fatto un fagotto di tutto ciò che era superfluo, creandomi solo confusione: i timori, le persone e i 
discorsi che mi condizionavano, tutto quello in cui pensavo di aver creduto fino a quel momento, e 
l'ho lasciato andare giù nel mare. Così, leggera, libera di un peso inutile, mi sono trovata faccia a 
faccia con la vera me stessa. Finalmente il cielo è tornato limpido e il mare si è calmato, ho visto 
con chiarezza il mio approdo, quello in cui credevo fermamente, quindi ho potuto affermare le mie 
idee con convinzione e fierezza davanti a tutti, anche a chi non mi appoggiava. Mi sono sentita forte 
come non mi ero mai sentita prima... Sono cresciuta insieme alla bimba che cresceva dentro di me!
La nascita in casa della mia bambina è stato il completamento di questo percorso. Ho atteso il suo 
arrivo con pazienza e fiducia negli ultimi giorni, sempre accompagnata dalla presenza forte e 
rassicurante della mia ostetrica e delle sue due splendide colleghe. E quando è arrivata "l'onda 
buona" della nascita, ho saputo cavalcarla da sola, senza aver paura, perchè loro erano lì con me, 
insieme al mio uomo e padre delle mie figlie. Mi hanno accudito con dolcezza, mi hanno fatto 
rilassare danzando, mi hanno massaggiato, accarezzato e incoraggiato nell'essere, semplicemente, 
me stessa, quella donna che avevo visto placata la tempesta. La mia creatura è scivolata fuori dal 
mio mare come una bambina-pesce, piangeva forte ed è stata vivacissima fin da subito. Averla con 
noi, così, nell'intimità della nostra casa, nella penombra e nel tepore, è stato il dono più bello che 
potevamo farci, nei suoi grandi occhi azzurri c'è ancora la serenità di quel momento e mi auguro 
che l'accompagni sempre. 
Tutta questa bellezza non avrei potuto conoscerla se non avessi incontrato, poco più di un anno fa, 
quelle donne forti e luminose che mi hanno tenuto per mano fino a qui, che sono un punto di 
riferimento tutt'oggi, verso cui va la mia più profonda gratitudine. Questo senso di riconoscimento 
si è trasformato in energia, entusiasmo, voglia di far conoscere a più donne possibili quanto la scelta 
di farsi accompagnare da un'ostetrica possa arricchire -a volte in modo decisivo, come è successo a 
me- il nostro cammino di donne e di madri.
Chiara Benvegnu', con la piccola Susanna

2° POSTO

Paola Setti
di Genova
Un altro parto è possibile
Quando è arrivato a casa l'Enri erano le nove e mezza della sera e io avevo le doglie da due ore almeno. Entra e dice: "Beh ma cos'è questa, una seduta spiritica? Non sarà il caso di andare in ospedale?". Il fatto è che lui, da maschio di una volta quale è, il mio e nostro parto se lo era prefigurato così: ai primi dolori la porto in ospedale, poi mi accomodo lontano dalle urla e aspetto. Come i papà dei vecchi film e delle barzellette, che poi arriva l'infermiera e dice: "Chi è Enrico?", lui accorre e lei gli mostra un fagottino profumato. Lo aveva detto subito: "Io in sala parto MAI". E quindi in fondo è stato grazie a lui se ho scoperto che, ebbene sì, un altro parto è possibile.Entra in casa e la scena che trova è questa: penombra, teli ovunque, io seduta sul pallone tondo tipo pilates, Alessandra e Teresa che mi massaggiano, mia madre che si fa spezzare le mani tra le mie e nelle pause spreme arance per placare la mia insaziabile sete e il bisogno di zuccheri. A ogni contrazione, tutte quante insieme vocalizziamo respirando: aaaaaaahhhhh. Lui, l'Enri, non ci può credere. Mia madre gli dice di tenermi le mani, lui obbedisce alla suocera ma, si sa, i maschi di una volta le emozioni mica le reggono, così se ne sta lì un po' rigido, io avverto la sua ansia, il dolore non riesco più a gestirlo e allora grido: mandatelo via! Diciamolo dai, super moderni papà a parte, il parto è una roba da fare tra donne. Io l'ho fatto così. Il travaglio in casa. All'ospedale non ci sono andata, vade retro medici e macchinari. Invece ho scelto il centro nascite alternativo del San Martino di Genova: sei come a casa tua, circondata solo da ostetriche. Se poi ci fosse un'emergenza qualsiasi, il reparto è dietro la porta. Lì, al Cna, ci sono arrivata che ero dilatata di otto centimetri. Mezz'oretta di spinte e via, nemmeno un puntino mi hanno dato. Tutta fortuna, dicono molte amiche. Perché ti sei dilatata subito, altrimenti avremmo voluto vederti. Può darsi, certo. Ma io credo fermamente che nelle situazioni positive che regaliamo a noi stessi tutto sia più facile, fluido, giusto. Fossi andata subito in ospedale magari avrei dovuto fare un po' di attesa seduta su una sedia o sdraiata su una barella, poi mi avrebbero attaccata alla macchina per il monitoraggio, e il ginecologo che ti visita, e l'anestesista che ti domanda se vuoi l'epidurale, "guardi che se il sondino non lo mettiamo ora poi dopo è un casino", e tutti intorno, infermiere, ostetriche, studenti, e insomma, l'ospedalizzazione io sono sicura che non mi avrebbe aiutata ad andare incontro al dolore. Perché in effetti è solo questo che bisogna fare. Non contrastarlo ma assecondarlo, respirarci dentro e poi lasciarlo andare. Pensando che ogni contrazione è il tuo bambino che si spinge un po' più giù, per venire a conoscerti. Fa male, sì. E allora? È un dolore naturale, nel senso che ce lo ha donato la Natura. Le leonesse si fanno l'epidurale che voi sappiate? E le balene? Io ho trovato così bella l'esperienza di sentirmelo addosso e vivermelo tutto, che tra una contrazione e l'altra sorridevo, con grande stupore delle mie ostetrichine. Le chiamo così perché sono due ragazze giovani. "Mi stai dicendo che io devo affidare mia figlia a due giovincelle?" domandava il solito Enri prima di venire zittito dai fatti. E i fatti sono stati questi. "Dì qualcosa alla tua bambina" mi diceva Alessandra sulle spinte finali. E poco importa che io abbia urlato "Esciiii" quasi con rabbia, perché in quel momento tu mica lo sai di essere dilatata, ti senti sempre uguale e pensi che una creatura non ci potrà passare mai da lì, si mettessero tutti l'anima in pace. "Dì qualcsa alla tua bambina" Alessandra me lo ripeteva da mesi. Il fatto è che lei e Teresa mi hanno insegnato a stare in contatto con Emilia già da quando era nella pancia. Ad ascoltarla, a parlare con lei, a fare le cose con più lentezza, a nutrirmi meglio, a rilassarmi in acqua, a preparare il perineo per lasciarla uscire. Emilia è nata rosa e con la testolina tonda come se l'avessero tirata fuori col cesareo. E il merito è del lavoro che ho fatto con le mie ostetrichine, di un percorso che ogni donna avrebbe il diritto e il dovere di fare. Il diritto per se stessa, per vivere un'esperienza che ha più a che fare con l'orgasmo che con l'inferno. E il dovere verso i propri bambini, che meritano di nascere così, accompagnati con gioia, e non con dolore, verso la Vita. Purtroppo l'Italia non è un paese per mamme. Checché ne dicano i politici riempiendosi la bocca di sostegno alla famiglia, le donne che partoriscono diventano un problema sul lavoro e un numero in ospedale. Nessuno ti riconosce di aver compiuto un miracolo. Che milioni di altre donne hanno fatto, certo, ma che è sempre, ogni volta, un nuovo miracolo. Sta a noi dirlo a noi stesse, e pretendere di partorire nel modo giusto. Invece, le donne per prime si fanno guidare tra epidurali e tagli cesarei e barelle, invece di ascoltare la loro pancia e il loro cuore. Le ostetriche a me pare combattano questa battaglia ogni giorno. Parto dopo parto, doglia dopo doglia. Per me sono state fondamentali anche dopo. Quando durante l'allattamento hai le tette di marmo ma c'è poco da gioire, perché trattasi solo di dolorosissimi grumi di latte, loro sanno cosa fare per darti sollievo. Quando il pediatra ti suggerisce di sedare la creatura col bromuro pur di non sentirne le urla da coliche, loro ti salvano dal veleno porgendoti una tisanina di finocchietto biologico. E poi i corsi di nuoto con quei piccolini che ancora respirano come se avessero le branchie, i consigli su ciò che davvero ti può servire in una società che ti dice che senza l'ultimo (costoso) ritrovato in tema di creme da pannolino non sarai una buona madre e invece non è vero, e via così accompagnando noi mamme mentre accompagniamo i nostri figli. Persino l'Enri ora mi dice: chiediamo alle ostetrichine, no?Paola Setti

3° POSTO

Raffaella Turbino
di Genova 
La Piscina (per Emanuela, da Raffaella Turbino e la sua piccola Maria Elena Pizzo,
Genova, ottobre 2013)

Nel vortice confuso dei pensieri
di questa mia nuova vita
da mille impegni gravata
da quando la mia cucciola è nata
tra giorni lieti e giorni neri
cerco a fatica un appiglio
mentre tutto mi sfugge tra le dita.

Mi sento affondar nell'abisso
o volare alle stelle
in equilibrio instabile
tra fatica e ore belle,
funambolo dell'anima
cammino passo a passo
con le ali in mente
e ai piedi un grande sasso.

A tratti in questo caos
rinasce per magia
un'ora rilassante
di pace, di poesia:
la gioia di guardarsi
negli occhi sorridenti,
conoscersi, scambiarsi
notizie, ritrovarsi.

Protetti dal tepore
dell'elemento acquatico,
benessere, colori,
disciolgono i dolori.

E il miracolo avviene:
non ci sono piu pene,
tra noi,
finalmente torniamo,
io e lei,
a guardarci, abbracciarci leggère
nell'acqua azzurrina,
sorridendo sincere,
felici perché insieme nuotiamo
nella piscina.

Stiamo bene di nuovo
con delicatezza,
come una sola in due, madre e figlia,
e ancora riprovo
con meraviglia
sensazione di gioia e bellezza.

E per ogni dubbio, curiosita',
ansia, paura, difficoltà,
guida sicura che sempre ci assiste
- meno male che lei esiste -
e lungo tempo nell'acqua resiste,
come sirena, creatura marina
insieme mitica, ma cittadina
sostiene il gruppo nel suo progetto
e suggerisce il consiglio corretto,
tesse l'ordito di questa telagrazie mille, Emanuela.


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